sabato 30 dicembre 2017

Sirene irlandesi


La Sirena o, come si dice in irlandese, la Moruadh o Murrùghach (da muir, mare e oigh, ragazza) è una presenza non infrequente sulle coste più selvagge. Ai pescatori non piace vederla perché preannuncia sempre burrasca imminente. Le Sirene maschio (se si può usare una tale espressione - non ho mai sentito il maschile di Sirena) hanno denti verdi, capelli verdi, occhietti porcini e naso rosso, ma le loro donne sono bellissime, con coda di pesce e piccoli piedi palmati simili a quelli delle anatre. A volte - e non si può biasimarle - esse preferiscono ai loro amanti marini degli aitanti pescatori. Si dice che il secolo scorso, vicino a Bantry, fosse vissuta una donna tutta coperta di squame come un pesce e che fosse il frutto di una unione di tal tipo. Certe volte escono dal mare e vagano per la spiaggia sotto forma di piccole mucche senza corna. Quando assumono il loro vero aspetto, portano un cappello rosso chiamato cohullen druith, di solito coperto di piume; se viene loro rubato, non possono tornare ad immergersi tra le onde.
Il rosso è, in ogni paese, il colore della magia, ed e sempre stato così da tempo immemorabile. I cappelli delle fate e dei maghi sono sempre rossi.
(William Butler Yeats, Fiabe irlandesi, pag.61 ed.Einaudi 1981 trad. Maria Giovanna Andreolli e Melita Cataldi)


Yeats mette nella sua raccolta tre racconti di sirene: nel primo, "Le gabbie d'anime", una sirena maschio tiene prigioniere sott'acqua le anime dei marinai annegati. Il protagonista, Jack Dogherty, diventa suo amico e insieme fanno gran bevute (alcoolici, ovviamente); Jack ne approfitta per liberare, un po' alle volte, le anime. La sirena maschio è così descritta:« capelli verdi, lunghi denti verdi, naso rosso e occhietti porcini. Aveva la coda di pesce, le gambe ricoperte di squame e le braccia corte come pinne. Non portava vestiti ma teneva sotto il braccio il cappello a tre punte». Ed è appunto "prendendo a prestito" il cappello a tre punte che Jack riuscirà a immergersi da solo, per liberare le anime. Le anime sono tenute prigioniere dentro delle bottiglie, quindi Jack Dogherty è in qualche modo parente dell'Astolfo sulla Luna. Tutto questo (la favola è narrata in tono comico) Jack lo deve fare di nascosto dalla moglie; e le anime sono invisibili, così che Jack non ha la soddisfazione di vederle volare via. L'amicizia fra Jack e Coo (così si chiama l'essere marino) durerà comunque per molti anni.
La seconda storia, "Il funerale di Flory Cantillon", racconta invece del matrimonio fra un uomo e una sirena, e della loro discendenza: quando uno della loro famiglia moriva, racconta la leggenda, veniva seppellito sotto il mare; ed in certi giorni particolari era possibile vedere sott'acqua la cappella del loro cimitero.
La terza storia, "La signora di Gollerus" narra del matrimonio fra un uomo e una sirena. La moglie sarà brava e avranno dei figli, ma a un certo punto lei scomparirà e non se ne avrà più notizia, lasciando al marito la cura dei figli. La sirena è così descritta:« una creatura giovane e bella che si pettinava i capelli d'un colore verde mare». Il protagonista (si chiama Dick) le ruba il berretto magico, così lei non può più immergersi e comincia a piangere. Allora Dick le si avvicina e la prende per mano:« non c'era nulla di sgradevole in quella mano, soltanto fra le dita aveva una piccola membrana, come quella che si vede nei piedi delle anitre, ma era sottile e bianca come la pelle fra l'uovo e il guscio.»

                                                                                     (l' immagine viene da "Kladderadatsch", 1943)

8 commenti:

  1. Queste fiabe sono bellissime, meglio, molto meglio di quelle su principi e principesse! Buon anno a voi!

    RispondiElimina
  2. Yeats è un autore che ho frequentato poco, dovrò rimediare. A questo libro sono affezionato, è parente stretto di quello di Calvino sulle Fiabe italiane.
    buon anno anche a te
    :-)

    RispondiElimina
  3. Leggendo queste cose mi sembra (mi sembra!) che le sirene (soprattutto femmine, sui maschi calerei un velo pietoso) siano la figura di una consapevolezza di umana inadeguatezza (la piccola membrana come quella che si vede ai piedi delle anatre, ma sottile e bianca come la pelle fra l'uovo e il guscio, una deformità che c'è e non c'è), come quando un dolore o un disagio notturno si trasformano, nel sogno, in un oggetto o una strana concrezione del corpo... Anche il fatto che abitino l'acqua, un elemento in cui non si nsta, o si sta poco (io poi ci sto male, forse è per quello!)

    RispondiElimina
  4. in Irlanda c'è il mare, sui corsi dei fiumi abitano Lorelei e le ondine, nella mitologia greca c'è una quantità di ninfe driadi spiriti per ogni luogo, Omero ha delle sirene spaventose, Shakespeare si è inventato Ariel... noi oggi abbiamo un immaginario molto più limitato, viene da dire.
    per gli irlandesi, a quanto si legge nei racconti tramandati da Yeats, le sirene femmine sono ottime mogli e madri ma sentono sempre il richiamo del mare e possono abbandonare la famiglia se non ci si sta attenti; i maschi sono compagni di bevute...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma Lorelei non stava sul Reno? Zu Bacharach am Rheine...

      Elimina
  5. sì, ho allargato il discorso ai fiumi e a tutti i luoghi :-)
    non so se conosci James Stephens, La pentola dell'oro...

    non credo però che esistano ninfe del cemento armato, ormai per molta gente è quello l'habitat naturale (che tristezza)

    RispondiElimina
  6. Non conosco James Stephens, vedrò di colmare la lacuna :-)
    "che tristezza": caro mio, siamo all'inizio di una mutazione antropologica (che tristezza)

    RispondiElimina
  7. era un amico di Joyce. Ti dò un punto di partenza: "il dio Pan è morto" (si parla di maghi, di folletti, e non solo)

    RispondiElimina