lunedì 18 dicembre 2017

L'arte nella tempesta

Malevič, autoritratto

In questi giorni ho letto uno scritto di Todorov sull'arte e la condizione degli artisti negli anni successivi alla Rivoluzione d'Ottobre. Lo scrittore bulgaro mette in evidenza il rapporto difficile tra intellettuali e potere e la difficoltà di conciliare la rivoluzione politica con quella letteraria e artistica . Se all'inizio corrono parallele, visto l'analogo intento di sovvertire la tradizione, ben presto l'esigenza di rendere  scrittori e artisti strumenti dell'ideologia dominante  sottrae agli intellettuali la possibilità di esprimersi liberamente e addirittura di vivere, basti pensare a Pil'njack, a Babel', a  Mandel'štam, alla Cvetaeva e allo stesso Majakóvskij.
La seconda parte del saggio di Todorov è dedicata a illustrare l'esperienza di Malevič, il padre del Suprematismo, e di una concezione estetica che poco si conciliava con la funzione e l'idea di arte del regime comunista. Malevič, pur con infinite difficoltà, testardamente continuerà a rimanere fedele alla sua ricerca. Riporto un passo del saggio di Todorov che riguarda proprio la concezione estetica di Malevič e lascia intendere quale valore superiore l'artista attribuisse alla creazione e alla ricerca pittorica.

L'esigenza di praticare una pittura "pura", di eliminare progressivamente dall'arte ogni elemento che non le appartiene esclusivamente, caratterizza tutto l'inizio del Novecento. L'dea si basa inizialmente su una tradizione occidentale molto antica, secondo cui all'attività che non rimanda a nulla al di là di se stessa è legato un valore superiore (...). E' Platone che definisce il bene superiore con il fatto che basta a se stesso: " l'essere vivente in cui esso ( il bene ) è presente sino alla fine completamente e in ogni modo, non ha più bisogno di nient'altro, ma possiede la più perfetta sufficienza". (...) L'estetica romantica, l'arte per l'arte e i movimenti artistici di fine Ottocento, come il simbolismo, si richiameranno a loro volta alla separazione tra pratiche utilitarie e pratiche a finalità estetica.  Malevič ritrova la concezione platonica del bene, che adesso però è incarnato dall'arte. Scrive:" L'arte è immobile, perchè è perfetta. L'arte non ha scopo e non deve averne, perchè è assoluta. Al contrario, può essere lo scopo di tutto ciò che si muove, perchè si muove ciò che è imperfetto."
Malevič, Suprematismo, 1916
Tzetan Todorov, L'arte nella tempesta, ed. Garzanti
Traduzione di Emanuele Lana

Significativo quanto Todorov afferma, a chiusura del saggio,  a proposito della ricerca artistica e dei valori assoluti che esprime: 
Quanto pesa l'individuo isolato di fronte all'enorme macchina che lo schiaccia? Gli artisti sono maciullati, perseguitati, deportati, addirittura fucilati, e sono i carnefici a trionfare. (...) I detentori del potere sono capaci di annientare quelli che vogliono sottomettere, ma non hanno alcuna presa sui valori estetici, etici, spirituali, provenienti dalle opere prodotte da questi artisti ( o da altre fonti ). Senza queste opere l'umanità non potrebbe sopravvivere, né ora né oggi. E' qui il trionfo dei fragili eroi del nostro racconto
Tzetan Todorov, L'arte nella tempesta, ed. Garzanti
Traduzione di Emanuele Lana


2 commenti:

  1. Malevič è un grande! i qudri fatti solo di un colore sono un trionfo. Quando a una delegazione di russi venuta in fabbrica dissi che ero un fan di Malevič si misero a ridere poi uno di loro si avvicinò e mi disse piano che anche lui l'apprezzava tanto ma era meglio non farlo sapere. E pensare che la Rivoluzione era passata da un bel pezzo! Doveva essere il 1985 o lì intorno e ancora era meglio non farlo sapere.
    Comunque c'è un discorso sullìarte contemporanea che prima o poi si dovrà risolvere, il distacco dalla gente è ormai troppo evidente e grande, sta diventando una gara a chi si fa capiore meno e a me francamente infastidisce manco poco.

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  2. La ricerca di Malevič è molto interessante e si sviluppa, per quello che ho capito, intorno al problema della forma originaria, della forma assoluta. Leggendo il libro di Todorov ho inteso che Malevič si è accostato all'arte nel modo in cui può farlo un mistico e del mistico aveva anche la tendenza a far passare in secondo piano le faccende e i bisogni del quotidiano. Non vendeva, ha rischiato di morire di fame, ma ha continuato a dedicarsi alla sua ricerca estetica.
    L'arte contemporanea penso non venga capita perchè non c'è sufficiente conoscenza del contesto e degli scopi con cui si è sviluppata. Dopo la Rivoluzione industriale e l'introduzione della produzione in serie niente è stato come prima, sia in arte, che in musica, che in letteratura. Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, non a caso, in campo culturale, c'è stata una vera e propria rivoluzione contenutistica e formale. Adesso non so, non seguo molto ciò che succede a livello artistico, è normale però che gli epigoni non abbiamo molto di nuovo da dire, da esprimere..

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