sabato 10 giugno 2017

Orso


Basilea, 7 ottobre 1934
E' tempo di mettere insieme le impressioni lasciate in me dalla personalità di Jung in questi pochi giorni, tempo di tirare le somme, di scoprire il ritratto. Ed é un ritratto in piedi, nel modo più assoluto, perché è in piedi che lo rivedo, mentre parla e insegna. Viene subito alla mente la parola "statura", oppure il tedesco "Gestalt ". Jung non è uomo da tavolino, da studio: è una forza.
Spicca nella mia memoria uno degli aneddoti dei quali costella le sue lezioni. Spero di non rovinarglielo citandolo a memoria.  Risale al suo soggiorno presso una tribù di indiani pueblo, i quali, per identificare uno straniero, anziché chiedergli il passaporto si pongono la domanda: «Che animale è? ». Come a dire: «Quale è il suo totem?», e si mettono a osservarlo, perché appartenere a un totem equivale a essere quell’animale totemico: talmente forte é la "partecipazione", talmente pervaso é un uomo dal suo animale sacro, che basta guardarlo muoversi e agire e vivere per riconoscerlo. Quando lo straniero proviene da qualche tribù vicina, il gioco è abbastanza facile, a quanto pare; ma nel caso dell’uomo bianco, che è così estraneo alla loro esperienza, la faccenda è molto più complicata. Jung era al corrente, attraverso l'interprete, dell'imbarazzo dei suoi ospiti per non essere riusciti a identificarlo. Comunque, poiché aveva saputo meritarsi la loro fiducia, un giorno fu invitato a visitare il piano superiore della casa, un segno di stima e di benvenuto.

Al piano di sopra si saliva per una scala a pioli; mentre gli indiani salgono agili come scimmie. all’indietro, con la schiena rivolta alla scala, Jung, naturalmente, salì al modo europeo, frontalmente, un piede dopo l’altro, con ponderazione, volgendo agli astanti le spalle squadrate e robuste. A quel punto scoppiò tra gli indiani un grande clamore: nel vederlo salire a quel modo, gli fu spiegato in seguito, avevano riconosciuto il suo animale totemico: l’orso, l’orso!
Jung ebbe abbastanza perspicacia da entrare nello spirito della cosa, e anche sufficiente penetrazione nella mentalità dei "primitivi" da cogliere la profondità di questa credenza. In sostanza disse loro: «Sì, avete indovinato; l’orso è il totem del mio paese; ha dato il nome alla sua capitale, Berna, e figura sullo stemma della città».  E al suo ritorno in Svizzera inviò loro, come riprova e come souvenir, la statuetta in legno di un orso, di quelle che si intagliano dalle nostre parti. In cambio, in segno di amicizia, i pueblo gli mandarono, se ben ricordo, un paio di bretelle di cuoio.
(Charles Baudouin su Carl Gustav Jung, dal volume "Jung parla", ed.Adelphi 1999, pag.116, traduzione Adriana Bottini)
1. Jung si era fermato presso i Pueblo di Taos per un paio di giorni nel 1925.
(nelle foto: indiani Taos, foto del 1895 e del 1905, e Carl Gustav Jung )


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