martedì 27 settembre 2016

L'equipaggio della regina Mab





illustrazione di John Fray
Benvolio, Romeo e Mercuzio si chiedono in che modo introdursi nella  festa che Capuleti ha dato e tra i cui invitati figura Rosalina, la donna amata dal giovane Montecchi prima di incontrare Giulietta. Romeo è inquieto, ha un presentimento cattivo, ha fatto un sogno...

Romeo : Stanotte ho fatto un sogno.

Mercuzio: Anch'io.

Romeo: Ebbene, che cosa hai sognato?

Mercuzio: Che coloro i quali sognano, spesso sono messi in mezzo

Romeo: In mezzo alle coltri, e sognano delle cose vere.

Mercuzio: Ah! Allora, lo vedo, la regina Mab è venuta a trovarti.
Essa è la levatrice delle fate, e viene, in forma non più grossa di un agata
all'indice di un anziano, tirata da un equipaggio di piccoli atomi, sul naso degli uomini, mentre giacciono addormentati.
I raggi delle ruote del suo carro son fatti di esili zampe di ragno;
il mantice di ali di cavallette,
le tirelle del più sottile ragnatelo;
i pettorali di umidi raggi di luna,
il manico della frusta di un osso di grillo,
la sferza di un filamento impercettibile;
il cocchiere è un moscerino in livrea grigia,
grosso neppure quanto la metà del piccolo insetto tondo,
tratto fuori con uno spillo dal pigro dito di una fanciulla.
Il suo cocchio è un guscio di nocciola,
lavorato dal falegname scoiattolo o dal vecchio verme,
da tempo immemorabile carrozzieri delle fate.
In questo arnese essa galoppa da una notte
all'altra attraverso i cervelli degli amanti,
e allora essi sognan d'amore; sulle ginocchia dei cortigiani,
che immediatamente sognan riverenze;
sulle dita dei legulei, che subito sognano onorari,
sulle labbra delle dame che immantinente sognano baci,
(…)
Lei è la strega, che quando le fanciulle giacciono supine,
le preme, e insegna loro per la prima volta a portare,
e ne fa delle donne di buon portamento.
Essa è colei...

Romeo: Taci, taci, Mercuzio, taci!
tu parli di niente.

Mercuzio: E' vero, io parlo dei sogni,
che sono figli di un cervello ozioso,
generati da nient'altro che da una vana fantasia,
la quale è di una sostanza sottile come l'aria,
e più incostante del vento, che in questo momento carezza
il gelido grembo del settentrione, e, corrucciato,
se ne va via sbuffando, e volta la faccia
verso il mezzogiorno stillante di rugiada

dall' Atto I , scena IV  di Romeo e Giulietta   di William Shakespeare
traduzione di C.Chiarini   ed. Sansoni

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